LA PROPOSTA UNRAE PER DETRARRE I COSTI DELL’AUTO
L’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere ha lanciato a Milano, in Occasione della Conferenza Stampa la sua proposta di sostegno al diritto alla mobilità delle famiglie, supportata dagli efficaci risultati della ricerca “Gli italiani e l’auto: un rapporto da rilanciare su nuove basi”, condotta dal Censis con il contributo dell’Associazione. Questi sono i principali risultati…
Mercato dell’auto dimezzato: colpa della crisi e delle incertezze sul futuro che inducono gli italiani alla prudenza e all’attendismo. Ma anche del peso fiscale che grava sul mondo dell’auto in tutte le sue componenti.
Le due cause del crollo.Il contesto economico generale ha determinato una contrazione dei consumi delle famiglie dell’8% rispetto al 2007, di cui hanno fatto le spese più i beni (- 15,6%) che i servizi. In particolare sono diminuiti i consumi di beni durevoli (-29,6%). Se nel 2007 le famiglie destinavano a questi il 9,1% della spesa complessiva, nel 2013 hanno ridimensionato questa voce fino al 6,3%. Tutto ciò si spiega con una contrazione generale dei redditi ma anche con un atteggiamento “attendista” delle famiglie che, anche a causa delle incertezze sul futuro, prediligono la liquidità agli investimenti. Nel ridimensionato ammontare delle attività finanziarie delle famiglie la liquidità assorbe oggi circa il 30% del portafoglio (era il 25% l’anno prima della crisi). In termini reali, dal 2007 ad oggi la liquidità è aumentata del 9,2%. Ma c’è un altro grande “driver” che spiega il crollo delle immatricolazioni ed è il “rigor d’auto”, ossia l’insieme dei costi che si generano con il possesso e l’utilizzo di un’automobile. Costi elevati e crescenti, nonostante il contenimento del prezzo d’acquisto, e sempre più appesantiti dalla componente fiscale.
La rinuncia a sostituire la vettura di famiglia non è indolore per gli italiani, considerato che hanno sempre privilegiato l’auto per i propri spostamenti. Si consideri che sono quasi 29 milioni i pendolari, ossia coloro che ogni giorno si spostano per raggiungere il luogo di lavoro o di studio, che il 60,8% lo fa utilizzando un’auto (come guidatore o come passeggero) e che in molte città questa percentuale raggiunge il 70%. Ma la caduta delle immatricolazioni di nuove auto sparge i suoi effetti in tante direzioni. L’intero settore dell’automotive è sotto pressione: dal 2008 ad oggi si sono persi 26.500 addetti e il fatturato complessivo è sceso del 18,6%. Il suo contributo al Pil del Paese rimane fondamentale, ma è sceso dall’11,7% al 7,8%.
Preoccupa poi l’innalzamento dell’età media del circolante, che è oggi di 9,5 anni, mentre nel 2006 era di 7,5: in soli sette anni l’età media del parco auto si è alzata di due anni. E’ cresciuta in modo significativo proprio la componente più obsoleta: le autovetture con più di 14 anni di età erano il 27,7% del parco circolante nel 2006 mentre oggi ne costituiscono ancora il 28,4% (sfiorando i 10 milioni di unità).
Una maggiore attenzione dei decisori pubblici rispetto alle problematiche evidenziate sarebbe opportuna per diverse ragioni: per offrire un sostegno alle famiglie che vorrebbero poter accedere al mercato dell’auto ma non ci riescono; per affrontare le criticità ambientali e di sicurezza che solo un rinnovamento del parco può garantire; per contribuire al rilancio di un settore il cui ulteriore ridimensionamento graverebbe in misura insopportabile sull’economia del Paese e sui conti pubblici. Un’utile indicazione al riguardo può venire dal successo delle misure di detrazione fiscale per la ristrutturazione degli immobili.
Per il Presidente dell’UNRAE, quindi, il tema non è trovare le risorse per fare, ma decidere politicamente di ridistribuire le stesse, stabilendo una volta per tutte che l’auto – come è da sempre considerata – è ancora un settore cardine per il nostro Paese, che produce occupazione e ricchezza, e prevedendo misure che invertano il trend confermato dalla ricerca: 3,9 punti di contributo al Pil persi in 5 anni.
“Riteniamo che una simile manovra possa determinare un’aggiuntività di 100.000 unità per il primo anno e poi via via a scalare fino a 55.000 unità nel medio termine – aggiunge Nordio.
Anche la filiera automotive ne avrebbe comunque un beneficio nell’area dell’occupazione: l’aggiuntività derivante dal piano consentirebbe un significativo saving occupazionale, permettendo di recuperare circa 1.000 addetti nei soli settori della distribuzione e dell’assistenza autorizzata dei veicoli.
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- Silvia Terraneo
- 20 Novembre 2014